Questa è la storia magica, sigillata come un incantesimo,
del bambino eterno che vive dentro di noi.
La storia vera di Corradino di Svevia, il principe
italo-tedesco che a soli sedici anni, nel 1266, scese in
Italia a capo di un esercito per renderla unita e libera
dal papa e dalle potenze straniere, con mezzo millennio
d’anticipo su Garibaldi.
L’infanzia del principe dal mantello azzurro con
l’aquila sveva è solitaria: vive segregato dalla madre
in un castello in Baviera per paura che possa essere
assassinato. È così fragile eppure così invidiato: spettano
a lui il regno di Sicilia e la corona di re dei Romani.
Perché Corradino è il nipote di grandi imperatori:
Federico I, il Barbarossa, e Federico II, lo Stupor
Mundi che ha riempito l’Italia di castelli, di belle arti,
di cultura. «Io mi sento italiano» confida all’eterno
amico Federico d’Austria, che un giorno scenderà in
battaglia al suo fianco.
Ma al di là dei ritratti giganteschi degli antenati “né
vivi né morti” che lo squadrano dalle pareti del castello,
Corradino non ha un modello vivente in cui
rispecchiarsi: Corrado, il padre nato e morto in Italia,
non lo ha mai conosciuto. Però un giorno lo soccorre
un guerriero arabo-normanno: ha combattuto a
fianco di Federico II, che in punto di morte lo ha nominato
maestro d’armi del piccolo erede dell’Impero.
Gli insegna molto di più dell’arte di tirare con l’arco
e della guerra: lo inizia ai segreti della meditazione
e a dominare sé stesso. Perché «un vero imperatore
raduna il più invincibile esercito dentro di sé». Poi
arriverà Fiammetta, col suo incondizionato amore.
Nella sua maturità, Cugia scrive un inno alla giovinezza
eterna, quell’indole ribelle e invincibile che si
rianima dopo ogni sconfitta e non arretra neanche
davanti alla morte. Un romanzo imperdibile sul
principe azzurro che avrebbe potuto cambiare la
storia d’Italia e la nostra vita.