Da sempre gli scrittori rivolgono il loro sguardo
al cielo, dove per secoli si sono inoltrati seguendo
le traiettorie della fantasia. Hanno continuato
a farlo nel secondo Novecento, durante e dopo
l’esplorazione e la conquista dello spazio, attratti
e impauriti dalla tecnica che per la prima volta
offriva prospettive inedite, ricche di fascino,
impensabili e disorientanti. Proprio ora che
il cosmo è di nuovo al centro degli interessi
globali, riaccesi dalle recenti scoperte scientifiche
rivolte alla conoscenza e dai progetti capitalistici
e commerciali, questo libro propone un percorso
originale nella letteratura italiana contemporanea:
indaga e narra come gli scrittori e i poeti
hanno rappresentato a proprio modo l’avventura
umana al di fuori della Terra, con forme e parole
che aiutano a comprendere il mutamento in corso.
Insieme a Landolfi e Buzzati, Moravia e Pasolini,
Primo Levi e Calvino, Solmi e Zanzotto,
Consolo e Rodari, Volponi e Morselli, e ad altri
ancora, ci si spinge in immaginari cieli stellati
e soprattutto dentro gli immensi territori del cosmo
solcati da razzi, sonde e spedizioni, incontro
all’ignoto. I telescopi di romanzieri e poeti,
puntati sui viaggi nello spazio e sull’allunaggio,
si rivelano efficaci strumenti con i quali osservare
le innovazioni tecnologiche e la società italiana
dal dopoguerra a oggi, ma anche prove
di “mirabili spettacoli” nel firmamento letterario.