Considerato il romanzo più sconvolgente sugli orrori della
Prima guerra mondiale, E Johnny prese il fucile descrive, quasi
materializza, la condizione di grande mutilato del soldato Joe:
un uomo né morto né vivo, un sopravvissuto grazie ai progressi
della chirurgia. Privo di arti e della possibilità di parlare, Joe
sente che la mente è l’unico retaggio di umanità: e così nelle
lunghissime ore di un tempo senza tempo rievoca il passato,
le prime esperienze, l’amore, l’amicizia e la facilità con cui la
guerra trascina gli uomini in una spirale di sofferenza e di morte.
Pubblicato negli Stati Uniti nel 1939, alla vigilia del secondo
conflitto mondiale, e insignito del National Book Award,
E Johnny prese il fucile è un romanzo di pacifismo integrale
diventato nel 1971 un film diretto dallo stesso Trumbo, tra
i preferiti di François Truffaut. La voce di Joe, tutt’ora cristallina
nella denuncia dell’inutilità della guerra – come scrive Goffredo
Fofi nella Prefazione – è quella di un Lazzaro indomito e sarcastico:
“Cantate cantate forte per me i vostri alleluia tutti i vostri alleluia
per me perché io conosco la verità e voi no sciocchi. Sciocchi
sciocchi sciocchi...” Un grande classico della letteratura
anti-militarista americana, di grande attualità contro la stupidità
della guerra dalla quale tutti, vincitori e vinti, escono sconfitti.