Firenze, 1938. C’è grande attesa per l’imminente visita di Hitler, un fermento che si riverbera tra i corridoi e le stanze del magnifico Regio Istituto d’Arte di Porta Romana. Nei vari laboratori, sotto la guida del geniale professore Ottavio Umberti, gli allievi replicano i leoni della Loggia dei Lanzi che andranno ad abbellire la stazione ferroviaria. Ma tra invidie e rivalità mai sopite, la scuola non può dirsi un posto sicuro. A poche settimane dall’arrivo del Führer, proprio Umberti viene trovato morto dentro la maestosa gipsoteca, schiacciato dalla statua di Giuditta e Oloferne, ormai in frantumi. La terribile scoperta non lascia adito a dubbi: è un omicidio.
Il commissario Vitaliano Draghi dovrà mettere da parte i suoi problemi di cuore per affrontare il caso, tanto più che un potente ministro romano, amico d’infanzia della vittima, è disposto a tutto purché giustizia sia fatta e ha inviato a Firenze due agenti dell’OVRA per controllare lo svolgimento delle indagini. A unirsi all’impresa, ancora una volta, Pietro, il contadino detective, che in realtà trama nell’ombra un progetto molto rischioso…
Ma anche il Regio Istituto sembra custodire dei segreti. Mentre piccoli oggetti spariscono senza lasciare traccia, dietro le aule colme di studenti si articola la trama di un vero e proprio labirinto, celato agli occhi dei più. Ma esiste un labirinto senza un mostro che lo abiti?
Dopo Trappola per volpi e La rabbia del lupo, il terzo capitolo della serie di Vitaliano Draghi e Pietro Bensi non smette di sorprendere per ritmo e inventiva, tenendo il lettore con il fiato sospeso per le sorti dei due protagonisti e dimostrando che il male può insinuarsi ovunque, anche nella culla della creatività.