Sir Albert Howard è stato un precursore lungimirante.
Membro dell’Istituto di ricerca
in agricoltura fondato da Lord Curzon in
Inghilterra e consigliere per l’agricoltura del
Raja di Indore, in India, grazie alle sue esperienze
nel Commonwealth ha elaborato per
primo tecniche agrobiologiche oggi tornate
fortemente in auge. Botanico, in An Agricultural
Testament (titolo originale di quest’opera)
uscito nel 1940 in Inghilterra e nel 1943
negli Stati Uniti, verifica e approfondisce i
risultati del metodo di compostaggio da lui
proposto sin dal 1931, sulla scorta delle esperienze
fatte con i contadini indiani, poi adottato
nei centri sperimentali di tutto il mondo.
In un momento storico in cui la guerra
mondiale affliggeva il mondo e si ponevano
le basi della Rivoluzione verde che convertì
sostanze chimiche usate a scopi bellici nei
fertilizzanti che conosciamo oggi, per primo
colse i pericoli di questa innaturale forzatura
dei terreni a scopi produttivi, i cui risultati
devastanti in questo XXI secolo sono
ormai ben noti. Proprio in questo momento
di svolta Howard rappresentava una voce
controcorrente, raccomandando di assecondare
la natura e gestire la fertilità dei suoli
attraverso il compostaggio.
Una voce fuori dal coro che lo ha reso uno
dei principali ispiratori della moderna e
sempre più diffusa agricoltura biologica nel
mondo. I diritti della terra è dunque un testo
fondamentale e fondativo, scritto senza il
senno di poi, che non può mancare nella biblioteca
di chiunque sostenga e pratichi questa
“agroecologia” e che può illuminare sulle
storture che abbiamo adottato in passato (e
ancora oggi spadroneggiano) nella produzione
di cibo. Il Principe Carlo di Galles, grande
sostenitore dell’agricoltura naturale nel
mondo, ha per questo voluto regalarci una
sua prestigiosa prefazione.