Libri e fantasmi, come sappiamo,
sono spesso indistinguibili. Ma
può anche capitare ad altri oggetti
di assumere un’identità contraddittoria,
sfuggente, spettrale: è un violino
sforacchiato di pallottole il
protagonista latente della nuova avventura
dei bibliofili montanari amanti del
barolo chinato, l’allegra combriccola di
Lo sguardo della farfalla. Mentre dilaga
la primavera, Duccio, Demi, il professor
Calafava, la giornalista Giuditta
e i loro fedeli amici, non ultimo il saggio
gatto Monsignore, dovranno smascherare
non una persona ma un libro,
e non un libro qualsiasi, perché racconta
le ultime ore di Mussolini sostenendo
che sarebbe stato ucciso non come
dicono le ricostruzioni storiche ma
in segreto, mentre suonava il violino.
Il modesto volume che risulterebbe
scritto e pubblicato a ridosso degli avvenimenti
è la posta di un confronto
dai contorni sfocati, fra politici di estrema
destra impigliati nei loro giochi
elettorali, truffatori, maestri tipografi,
ambigui commercianti. A complicare
tutto una seducente signora dal fascino
melanconico e per qualcuno irresistibile:
e l’amore, si sa, non aiuta a conservare
la freddezza necessaria in circostanze
così complicate. La stagione è
idilliaca, ma sembra annunciarsi un
brutto inverno dal punto di vista politico
e sociale. Un romanzo dove lo humour
dei personaggi, coltissimi, innamorati
della letteratura, a tratti burloni,
deve misurarsi con la feroce stupidità
del mondo che assedia i protagonisti e
la loro precaria isola felice.