Uno scrittore di fantascienza, Kilgore Trout, povero
in canna e probabilmente destinato a scomparire
senza lasciare traccia pur avendo alle spalle una
montagna di racconti pubblicati, viene invitato
da un miliardario che sembra essere il suo unico
ammiratore a parlare del suo ultimo romanzo a un
festival della letteratura. Intitolato Ora si può dire,
il romanzo è la storia di un uomo che crede di essere
l’unica creatura dotata di libero arbitrio in un mondo
di macchine. Inizia così il lungo viaggio di Trout
attraverso gli Stati Uniti, fitto d’incontri stravaganti
e di sorprese. Al tempo stesso, nella città dove
si terrà il festival, un ricco e stimato concessionario
di automobili comincia a mostrare i primi segni
di quelli che potrebbero essere veri e propri attacchi
di follia. Dwayne Hoover, questo il suo nome, ha
un’ossessione: crede di essere l’unico uomo sulla
terra capace di prendere autonome decisioni mentre
gli altri non sono che macchine programmate per
ostacolarlo e metterlo alla prova. Da qui il senso
di frustrazione che lo assilla e lo spinge a compiere
atti sconsiderati. I due uomini sono inevitabilmente
destinati non soltanto a scontrarsi tra loro,
con effetti esilaranti, ma anche a incontrare il loro
creatore, Kurt Vonnegut, in un mondo e in un
tempo irreale che somigliano straordinariamente
a quelli in cui viviamo.