“Secondo me è un errore formulare gli
articoli della Costituzione collo sguardo fisso
agli eventi vicini, alle amarezze, agli urti,
alle preoccupazioni elettorali dell’immediato
avvenire in mezzo alle quali molti dei
componenti di questa Assemblea già vivono.
La Costituzione deve essere presbite,
deve vedere lontano, non essere miope.”
Non ci sono parole migliori di quelle
spese da Piero Calamandrei nella seduta
dell’Assemblea Costituente del 4 marzo
del 1947 per cogliere il senso profondo
della nostra Costituzione.
Oggi, dopo settantacinque anni, dobbiamo
chiederci: la nostra costituzione ha saputo
guardare lontano? Il divorzio, l’aborto,
la fecondazione assistita, la tutela della
privacy, il matrimonio omosessuale,
l’eutanasia, ma anche i referendum
elettorali, il passaggio al maggioritario,
il ruolo delle autonomie locali, la crisi dei
partiti, il sempre più smaccato leaderismo,
sono tutti temi che nella Costituzione
trovano soltanto un accenno o forse
un principio e che pure sono stati riportati
nell’alveo dei valori della Carta del 1948.
Negli ultimi anni si sono aperte le sfide
della democrazia digitale e della tecnocrazia:
dobbiamo capire se e quanto la nostra
Costituzione è in grado di farvi fronte.