Il poema di Lucrezio ha conosciuto un’alterna fortuna nella storia della nostra civiltà. Ammirato, temuto, accantonato, dimenticato e poi riscoperto a partire dal Rinascimento e quindi dai protagonisti della Rivoluzione scientifica, ha dovuto fare i conti con la censura del Sant’Uffizio, per porsi infine come un testo di straordinario interesse, non solo per alcune importanti intuizioni scientifiche ma
anche per il suo messaggio etico. Determinato
a liberare l’umanità dalle sue grandi paure, tra cui soprattutto quella della morte e di un aldilà di pene
e tormenti, Lucrezio ci mostra che il nostro pianeta
è uno dei tanti mondi possibili in un universo infinito,
e che l’uomo è soggetto alle inderogabili leggi di nascita, crescita, invecchiamento e morte, così come ogni altra aggregazione di atomi, una volta formata,
è destinata prima o poi a disgregarsi, a disperdersi
o a formare nuovi aggregati. Più che temere la morte, che non riguarda chi non è più, l’uomo dovrà allora vivere in accordo con queste leggi, accettarle,
e bandendo ogni pretesa di onnipotenza, realizzare con i propri simili un consorzio civile ispirato alla solidarietà e all’amicizia. Con la presente edizione
si è cercato da un lato di ricreare nella traduzione
la bellezza, talvolta vertiginosa, del dettato poetico
del De rerum natura, dall’altro, nel saggio introduttivo e nel commento, di assegnare all’atomismo
di Lucrezio e alla sua proposta etica il loro posto
nel dibattito filosofico e scientifico antico e moderno.