Si narra che la Sibilla, adirata contro le fate che
si attardavano a ballare il salterello con i pastori,
avrebbe scagliato loro le pietre che divennero poi
il paese di Arquata del Tronto: pietre destinate
a rotolare di nuovo, drammaticamente, durante
il terremoto. Le sorelle Nadia e Olga si sentono
a casa proprio qui, in questa terra che si muove,
e che scendendo dai monti Sibillini verso il mare
si fa campagna. Il loro papà ha trascorso la vita
coltivando i campi, perciò ancora oggi la famiglia
viene trattata con rispetto. Ma adesso tutto
è cambiato. L’amore e il lavoro hanno portato Olga
e Nadia lontano, i figli sono cittadini del mondo.
La gente vuole fragole e susine anche a gennaio.
È una nuova stagione. Ed è tempo di separarsi
dalla terra.
Inizia per le sorelle un viaggio a ritroso, nella
memoria, e uno reale, attraverso gli incredibili
colloqui con i possibili acquirenti del terreno,
ex mezzadri arricchiti o emissari di multinazionali
della frutta; tutti maschi, tutti ambigui, tutti
apparentemente incapaci di capire quanto male
facciano le radici quando bisogna tagliarle.
È davvero tutto immutabile nell’avvicendarsi
delle generazioni, dei raccolti? Possiamo ancora
sperare di lasciare questo pianeta un po’ migliore
di come lo abbiamo ricevuto?
Silvia Ballestra scrive un romanzo attualissimo
e antico, come i luoghi dove è nata, cui dedica
pagine di graffiante umorismo ma al tempo stesso
piene della nostalgia e dello stupore di chi sente
iniziare una nuova stagione.