Si può diventare un papà senza averne avuto
uno? Il protagonista di questa storia trascorre
l’infanzia sognando il mondo visto dall’alto,
quello dei bambini che hanno un padre che
li prende sulle spalle, ma le sole risposte
alle sue domande le trova tra le pagine dei libri.
È così che, quando tocca a lui diventare padre,
pensa di poter fare i conti con il passato
scrivendo a sua volta un romanzo.
Ma saranno proprio i figli – che coniano per lui
l’ambiguo appellativo di “babba” – insieme ai
detenuti di un carcere a spingerlo verso la soglia
dove l’immaginazione osa incontrare la realtà
e ciascuno si assume la responsabilità di vivere
la sua storia fino in fondo.
Per questo il “babba” e i suoi tre bambini
si mettono in viaggio tra la Via Emilia,
la letteratura e la vita, alla ricerca di una parola
che bisogna trovare il coraggio di pronunciare.
Cristiano Cavina scrive un romanzo di famiglia
mettendone al tempo stesso in discussione
i fondamenti. Grazie a una lingua viva,
plasmata dall’urgenza, viaggia attraverso il gioco
di specchi che trasforma un figlio in un genitore.
E in queste pagine tenere e spietate si interroga
insieme a noi sull’onestà della scrittura,
sul potere della lettura, sulle narrazioni a cui
affidiamo il compito di renderci le persone
che siamo.