Tra il 700 e il 1100 gli arabi si sono espansi
e hanno conquistato enormi porzioni di
Mediterraneo, Africa, Medioriente, India
e oltre. Al di là delle loro imprese belliche e
della costruzione di un regno immenso, si
sono resi protagonisti di un cambiamento
epocale nelle abitudini agricole e alimentari.
Hanno iniziato a portare con sé piante fondamentali
per la nutrizione, la medicina,
la produzione di legname o la cosmesi; una
botanica ancora oggi per noi molto comune.
La diffusione e l’acclimatamento (con invenzioni
geniali in campo agricolo) di queste
specie vegetali spesso provenienti da Oriente
ha generato una vera e propria rivoluzione,
paragonabile forse soltanto alle conseguenze
della “scoperta” dell’America e dei suoi tesori.
Gli arabi sono responsabili della diffusione
degli agrumi in tutta l’area Mediterranea,
oggi così caratteristici, del riso asiatico in
Europa, del sorgo, delle banane e mango nei
climi tropicali africani, delle melanzane in
Sicilia, del carrubo, dei cocomeri, degli spinaci,
degli asparagi e delle palme da cocco.
Hanno portato la canna da zucchero e quindi
lo zucchero stesso, il grano duro con cui
oggi facciamo la pasta, il cotone con cui ci vestiamo.
Per non parlare di tante altre essenze
per legname o medicine. Le hanno inserite
in ambienti nuovi con invenzioni ingegnose
riguardo all’approvvigionamento idrico,
hanno creato un sistema che si adattasse alle
varie stagioni per poter avere cibo fresco tutto
l’anno. La portata di queste azioni, solo
perché lontana più di mille anni, non può essere
dimenticata. Sono rari i saggi e libri che
ne parlano, e nessuno l’ha fatto in maniera
così completa e illuminante come Andrew M.
Watson con il suo saggio The Arab Agricultural
Revolution and Its Diffusion, 700-1100,
pubblicato nel 1974. Lo storico Piero Bevilacqua,
folgorato da questa lettura, ci ha aiutato
a portarlo in Italia e a introdurlo con grande
autorevolezza e abilità divulgativa.