Tra Americo – il figlio della maestra, che tutti
prendono in giro perché è nevùsu, pieno
di lentiggini – e Elvo, il nuovo arrivato che
sembra molto più grande della sua età, magnetico
e irrequieto, il destino ha scritto che nasca
una grande amicizia. Sulle pendici boscose
dei monti della Calabria, dove vivono, i due
trascorrono insieme giornate avventurose,
eleggendo un casotto abbandonato a rifugio
dove costruire strumenti di battaglia, accendere
fuochi e aprire piste segrete come la via del lupo.
Fino a che un giorno, quasi a coronare un sogno
inespresso, la madre di Americo e il padre di Elvo,
entrambi vedovi, annunciano loro l’intenzione
di sposarsi. Ma Americo non fa in tempo a gioirne
che l’improvvisa scomparsa di Elvo spezza
irreparabilmente quella famiglia appena nata.
Vent’anni dopo Americo è emigrato al Nord,
sbarca il lunario scrivendo gialli e la sua vita
sembra girare a vuoto come i ricordi ormai privi
di ordine della sua unica amica, l’anziana Agostina,
la cui mente sta svanendo pian piano. Ma il passato
ritorna prepotente: ha le sembianze di una giovane
ragazza che sa sorridere con gli occhi e di un uomo
identico a Elvo...
Forse per ciascuno di noi viene il momento in cui
la luce può essere raggiunta solo percorrendo un
sentiero nascosto nel cuore dell’infanzia, la nostra
personale “via del lupo”. Così, la narrativa di Fausto
Vitaliano ha sempre al centro l’immedicabile
nostalgia per un incanto perduto, e al tempo stesso
la caparbia volontà di restituirne al presente almeno
una scheggia. Alternando la commedia borghese
agli scenari di una Calabria riarsa e feroce, La via
del lupo è un giallo psicologico che ci ricorda
come il buio più grande sia sempre nascosto
nel cuore nero delle famiglie e un romanzo
sull’amore che, nonostante tutto, può salvarci.