Roma, quartieri popolari: in un appartamento sudicio e umido, indistinguibile tra decine di altri nei fatiscenti palazzoni che lo circondano, un uomo agonizza a terra col ventre squarciato. Il suo nome è Julian Massa e il suo omicidio è solo l'ultimo anello di una catena di misteri che avvolge la sparizione di Amanda Kerr, compagna di Julian ma soprattutto figlia dell'ambasciatore degli Stati Uniti, volatilizzatasi insieme al figlio. La polizia si trova così con i riflettori addosso: bisogna individuare subito il colpevole, o comunque un colpevole. Il capro espiatorio veste i panni massicci e puzzolenti d'alcol di Assenza, ultimo degli ultimi, feccia della feccia, delinquente noto alle forze dell'ordine e vicino di casa della vittima. Comincia così una strana caccia, con l'ispettore Canè disposto a macchiarsi di qualunque nefandezza per trovare e incriminare Assenza, e quest'ultimo che, per non pagare per l'unico omicidio che non ha commesso, decide di indagare lui stesso e assicurare alla giustizia il vero assassino. Attorno a loro si muove l'umanità sotterranea delle periferie, tutta allo stesso tempo complice e innocente, da Francesina, ragazzo di strada che si barcamena tra lo spaccio e una soffiata agli sbirri, ad Agata, infermiera tossicodipendente che dialoga coi morti, fino al sordido giornalista Mainenti, contemporaneamente oggetto dei depistaggi della polizia e delle rivelazioni di un inquietante informatore anonimo: un incrocio di destini che dà vita a una ragnatela senza fine di segreti e abiezione, in cui le mosche in trappola si confondono con i ragni e in cui ognuno ha qualcosa da nascondere o da farsi perdonare. Con una scrittura insieme tracimante e precisa, in cui ogni dettaglio e ogni avvenimento si rivelano nella loro crudele esattezza, Emiliano Ereddia costruisce un thriller ipnotico e senza scampo: "Le mosche" è un viaggio angosciante in una realtà a metà tra la suburra degli ultimi e la Los Angeles nera di Ellroy. Uno scavo nella città dei vivi fino a scoprirne il volto catacombale.