Innamorarsi da adulti è quasi sempre difficile.
Quel sentimento irragionevole e luminoso espone
al rischio del ridicolo, mette di fronte a scelte
importanti. È quello che accade ai protagonisti
di questo libro. Se, come scrive Javier Cercas,
il romanzo è il genere delle domande, dal momento
in cui si incontrano le vite di Iole e Sandro
gravitano intorno a un solo interrogativo: come
proteggere la felicità dell’amore dallo scorrere
del tempo? Per superbia o per leggerezza, Iole
e Sandro credono di avere una risposta da cui
partire: sanno che cosa non vogliono.
Desiderano fuggire la noia dell’epoca sazia di cui
sono figli, non vogliono mettere in discussione
i loro matrimoni, resi opachi dalla quotidianità
ma illuminati da figli molto amati. Soli in mezzo
al brusio del mondo, provano a immaginare
un percorso che metta il loro sentimento al riparo
dall’assuefazione, si impegnano a fare della loro
coppia segreta il luogo di una continua ricerca
e non un punto di arrivo. È intorno al sogno
di un amore lieve che stringono un patto
trentennale e definiscono un decalogo che li guidi,
per sperimentare gli incanti dell’amore clandestino
ma al tempo stesso vivere in pienezza alla luce
del sole, con altri compagni, con i figli, lungo
altre strade. Yari Selvetella mette in scena due
protagonisti autentici, sconsiderati, in fondo
egoisti, ritrae senza sconti la borghesia italiana
di poche qualità sullo scorcio del nuovo millennio.
Eppure attraverso le piccole miserie e le visionarie
accensioni che segnano il percorso dei due amanti
ci restituisce l’ardore di una donna e di un uomo
animati da una profonda fede nelle parole, ci parla
di un bisogno di intensità che ci commuove
e ci riguarda, costruisce un’accorata indagine
letteraria sulla possibilità di un grande amore oggi.