Tra le pagine di questo romanzo
accade spesso ai protagonisti di scivolare
nel sogno e nella follia. Anime,
fantasmi e demoni fanno commercio
con gli uomini in un mondo
fluido tra reale e fiaba.
La prosa è rotta dalla fantasia della
protagonista che si destreggia tra le
prospettive magiche del sogno. La
narrazione attira i lettori nel suo
vortice e i sogni a occhi aperti della
protagonista mettono in luce la
realtà del suo vissuto, uno spaccato
di vita inimmaginabile, in cui chi
legge diventa spettatore di una folle
commedia.
Allegorie e simbolismo non sono
decorazioni stilistiche, ma scelte necessarie
per coinvolgere il lettore,
farlo entrare nelle Stanze dei sogni
e delle certezze dove, in un flusso di
memoria e di coscienza, il racconto
familiare si muove tra realtà, pura
fantasia e finzione.
È proprio questo il punto centrale
del romanzo: la protagonista si
smarrisce in questo gioco tra reale
e immaginario, rimane preda dell’adulazione
della menzogna e della
finzione.
Soltanto la scrittura sembra essere in
grado di valicare i confini di questo
mondo magico: se le parole non lasciano
segno e spariscono, la scrittura
– che mette nero su bianco, che
rimane, che rende tutto concreto –
diviene realtà, certezza, verità.