La Casa del Popolo, le festa de l’Unità, i comizi,
il Vietnam, gli Inti Illimani, i corsi di russo:
è l’universo del Retore, ex partigiano, comunista
stentoreo e smanioso. Ma il Retore ha anche
un bambino, Luca, che nel 1975 ha nove anni
ed è affascinato da tutto ciò che sta dall’altra parte
del cielo rispetto all’eroico furore paterno e ne riceve
in cambio punizioni e sganassoni. Tra padre e figlio
si erge la mamma, che – poiché partecipare a comizi
e feste dell’Unità non frutta uno stipendio – lavora
per pagare l’affitto e non appena il Retore chiude
un occhio introduce il piccolo Luca al suo mondo
di amiche femministe, gay e drag queen cultrici
della “pericolosa” cultura angloamericana.
La ribellione del protagonista alla prepotenza
ideologica ed esistenziale paterna è tanto coraggiosa
quanto vana: sono tempi in cui i padri hanno
sempre l’ultima parola. Ma al termine di un anno
cruciale, vissuto tra Sesto Fiorentino, il drammatico
ricovero in un ospedale svizzero e la prospettiva
di un viaggio di partito in Crimea, sarà la rovente
campagna senese a offrire al figlio la chiave per
sovvertire il claustrofobico sistema del Retore:
qui Luca viene iniziato alla magia, misteriosa
espressione della dionisiaca presenza femminile
nell’universo. “Avrai accesso a una sapienza che
è negata ai maschi... La foresta è femmina e rimane
il luogo dello spavento” gli dice Graziosa, che forse
è una eccentrica vecchina o forse una strega.
E per lui diventa chiaro che “Bosco una volta,
bosco per sempre: quella era la mia sola casa”.
Ambientato in una Toscana dove gli antenati
etruschi e i culti isiaci hanno lasciato tracce
profonde che giungono fino alla fata dai capelli
turchini e alle bellissime adepte di Graziosa,
Le streghe non esistono è un viaggio dentro
le correnti sommerse del pensiero libero
e il rutilante, commovente romanzo di formazione
di un intellettuale eccentrico, che tra la violenta
ortodossia comunista del padre e l’irriverente
femminismo magico della madre ha saputo trovare
la sua personalissima via.