''Il secolo attuale sarà semplicemente il secolo del cinematografo'': sono parole scritte nel 1908. Mai previsione si è rivelata più vera: un'epoca ha imparato a guardarsi sullo schermo come in uno specchio. Ha potuto rivedere la propria storia, ha riconosciuto i suoi problemi; soprattutto ha scoperto una maniera di osservare le cose. Il cinema è diventato così l'occhio del Novecento. Attraverso l'analisi di numerosi film, da ''King Kong'' a ''Blow Up'', da ''La folla'' a ''Citizen Kane'', questo libro mette in luce come lo sguardo filmico sia stato capace di far proprie alcune delle grandi misure della modernità, e insieme di correggerne l'impatto. In particolare, il cinema ha lavorato su un mondo ormai ridotto a frammenti, ma continuando a perseguire l'idea della totalità. Ha evidenziato come ogni visione risponda ad un punto di vista personale, ma non ha smesso di tener conto dell'oggettività delle cose. Ha affidato a una macchina il compito di osservatore, ma ne ha anche reso umana l'azione. Ha lasciato via libera all'eccitazione dei sensi, ma ha impedito che la percezione ne venisse alterata. Ha calato lo spettatore dentro lo spettacolo, ma conservando una distanza di sicurezza. Il risultato è stato uno sguardo ossimorico, in cui termini opposti hanno saputo convivere. E in cui le tensioni del tempo hanno trovato una possibile negoziazione che le ha rese, oltre che visibili, anche vivibili.