Nancy Porsia arriva per la prima volta a Tripoli
il 4 novembre 2011, due settimane dopo la
morte di Muammar Gheddafi, con la netta
sensazione di aver mancato un appuntamento
con la Storia. Per un anno viaggia tra Nord
Africa, Europa e Medio Oriente alla ricerca
di storie da raccontare, ma poi è a Tripoli che
ritorna e decide di stabilirsi, diventando l’unica
giornalista italiana di base in Libia a scrivere
di un paese che, giorno dopo giorno, diventerà
anche il suo.
Da lì racconta i grandi intrecci della politica,
tra colpi di stato e interferenze dei servizi,
gli sviluppi della guerra civile, le dinamiche
complesse tra rivoluzionari e nostalgici
gheddafiani, e poi la tragedia epocale delle
migrazioni: dalle strade di Tripoli alle coste
di Sabratha, per anni fa la spola tra le case
dei trafficanti, le carceri stracolme di migranti
catturati nel loro transito verso l’Europa e le
spiagge grondanti cadaveri.
In queste pagine Nancy Porsia ci porta a
conoscere una terra ostile con i suoi figli ma
inerme davanti a chi nelle sue acque prova
a lavare la propria coscienza sporca;
ci accompagna a scoprire un popolo
contraddittorio ma spesso incompreso, lontano
da quello di cui danno notizia i media
mainstream, e insieme ci offre uno sguardo
onesto sulla sua vita: cosa vuol dire fare la
frontline quando si è donna e madre?
Cosa vuol dire avere un legame indissolubile
con una terra pericolosa per la propria
sicurezza? E soprattutto, qual è il costo
di una voce libera e indipendente?