Questo libro è per noi, nati e cresciuti nella pace.
Per noi, che stiamo al sicuro nelle nostre tiepide
case e guardiamo la guerra attraverso gli schermi
degli smartphone. È stato proprio di fronte alle
prime immagini dell’invasione russa dell’Ucraina
all’inizio del 2022 che Francesca Melandri ha
cominciato a collegare quegli eventi ad altri più
lontani nel tempo: i luoghi dove la guerra tra
eserciti stava rientrando in Europa per la prima
volta dopo ottant’anni sono gli stessi che hanno
segnato per sempre la vita di suo padre e di decine
di migliaia di nostri padri e nonni, tra il 1942
e il 1943, durante la ritirata di Russia.
Anche per merito di un paio di valenki,
le sovrascarpe di feltro che impedirono ai suoi
piedi di congelarsi, Franco Melandri fu uno
dei fortunati che dalle steppe ucraine riuscirono
a tornare; e nella lunga vita che ebbe in sorte
in tempo di pace cercò più volte di raccontare
la immane tragedia a cui aveva preso parte.
In questo libro le sue parole risuonano,
ma soprattutto a parlarci sono i suoi silenzi,
le opacità di un uomo che come tanti altri della
sua generazione si trovò a combattere dalla parte
sbagliata. Questo romanzo è così al tempo stesso
il viaggio di una scrittrice alla ricerca della verità
di un padre e una meditazione sulla guerra
che oggi torna a lambire l’Europa, imponendoci
di riflettere su cosa significa davvero la parola “pace”.
Muovendosi indietro e avanti nel tempo
Francesca Melandri scopre ricordi rimasti sepolti
sotto la neve, li collega a fatti e volti del presente
e scava nelle nostre coscienze con la forza della
letteratura. Piedi freddi è un libro di alto valore
civile, che nel raccontarci due guerre ci racconta
ogni guerra, nel ripercorrere il destino di un uomo
delinea quello dell’umanità intera, nel rievocare
emozioni non rinuncia a ragionare, a voler capire,
a trovare il coraggio per prendere posizione.