Fida Stinchi è una donna calabrese, una maestra,
una pensatrice. La vita le si mostra intensa
e complessa fin dall’infanzia e lei con altrettanta
intensità la affronta. Nel 1910 conosce Renato
Moro, ispettore scolastico elementare: il loro
sarà un incontro d’amore e di grande intesa
intellettuale che li porterà al matrimonio. Nei tre
anni di fidanzamento Fida e Renato si scambiano
moltissime lettere e sono quelle di lei che l’autore
– il nipote – rilegge per ricostruire la figura
di una donna e del suo sforzo di autorealizzazione
in una società maschilista, improntata a un’idea
di rispettabilità borghese, contro la quale si batterà
con coraggio. Dalla sua voce impegnata, vivace,
ricca di cultura e spiritualità – Fida fu anche
giornalista e conferenziera –, ricaviamo così un
racconto che non è solo personale e intimo ma
è anche quello dell’Italia del primo Novecento.
Le sue parole accurate, i suoi pensieri intelligenti
e audaci affrontano infatti temi centrali come
il conflitto di genere, la democratizzazione della
società, la scuola e i valori a essa connessi.
E se Fida, paladina dell’emancipazione femminile,
per certi versi perse la sua battaglia – rinuncerà a
lavorare assecondando la volontà del fidanzato –,
per altri la vinse: fu una figura decisiva nella
formazione del figlio Aldo Moro, anche se il suo
ruolo è stato spesso dimenticato.