È un afoso pomeriggio di luglio quando Cora Bender, insieme al marito Gereon
e al figlio di due anni, arriva sulla spiaggia affollata di un grande lago
fuori città. Un sabato qualunque, una famiglia qualunque: una coperta, un
cestino da picnic, qualche giocattolo; lui seduto su una sdraio a prendere il
sole, lei che sbuccia una mela al bambino. Finché Cora non sente quella musica
vibrare nelle orecchie. Si volta, e alle sue spalle vede un gruppo di ragazzi
con lo stereo acceso. Il ritmo dei bassi martella nelle sue tempie, sempre più
assordante, mentre un giovane dai capelli neri si sdraia sulla sua ragazza baciandola
con passione. È solo un attimo, Cora si alza all’improvviso, il coltello
in mano, e si getta su di lui: una pugnalata alla nuca, e quando lui si gira tentando
di fermarla, lei lo colpisce ancora. E ancora. Finché Gereon, ripresosi
dallo shock che lo ha quasi paralizzato, riesce a strappare via il coltello alla
moglie e a bloccarla a terra, tra le grida di orrore dei bagnanti.
Quando il commissario Rudolf Grovian la mette sotto interrogatorio, Cora
ha una sola risposta: «Non lo so». Ma perché una giovane madre dovrebbe
uccidere un perfetto sconosciuto con cinque pugnalate, davanti agli occhi
atterriti di decine di persone? Si tratta davvero di un inspiegabile raptus di
follia, o c’è dell’altro? Turbato e affascinato da questa donna fragile e inquietante,
Grovian decide di scavare nel passato di Cora. Quello che ne emerge
è sconcertante: una madre ossessionata dalla religione e dal peccato; una
sorella malata che sfrutta i suoi sensi di colpa per manipolarla... Ma forse non
è tutto. Perché Grovian è convinto che le profonde cicatrici che segnano la
fronte e le braccia di Cora non siano le uniche che porta addosso.