Ludovica, trentasette anni suonati, single, niente figli,
attrice, un gatto: Amleto.
Bellissimo, il gatto.
Perché invece il resto non corrisponde a niente di ciò
che, secondo il canone, una donna della sua età dovrebbe
essere. Se a questo aggiungiamo un percorso
“a ostacoli” fra una laurea a trentadue anni in Giurisprudenza,
due mesi di pratica in uno studio legale,
una formazione parallela in recitazione in un susseguirsi
di fallimenti e di successi, capiamo che la storia
di Ludo non è proprio lineare. Assomiglia più a delle
montagne russe. Ma sono montagne russe su cui siamo
tutti invitati a salire, perché le sue esperienze parlano
delle nostre, il suo mettersi a nudo ci permette di
non prenderci troppo sul serio e sa smentire e alleviare
l’ossessione, che ci assilla, di essere performanti a
tutti i costi. Quel dover già sapere tutto su noi stessi
e sul mondo è una pia illusione. A volte il senso della
vita si rivela solo quando un minuscolo sassolino inceppa
l’ingranaggio che sembra perfetto e ci mette
fuori strada. A volte è grazie a un momento di pausa e
di concentrazione su di sé, dopo aver rincorso i sogni
altrui, che il nostro destino si compie, permettendoci
di intraprendere strade che ci appartengono davvero
e ci rendono felici.
Ritardataria nella vita e con la vita, Ludovica tenta di
mostrarci come le cadute possono rivelarsi esplosive,
come le nostre passioni non sono subito chiare nemmeno
a noi stessi e che seguire i tempi e le aspettative
degli altri non ci potrà mai far sentire appagati.
Dobbiamo essere gentili nei nostri confronti, darci il
tempo, tutto il tempo, di capirci e accettare che per
trovare la propria strada ci sono infiniti modi.
Senza fretta, non ci resta che scoprire il nostro.