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Recensione "Blackwater. La piena", Michael McDowell

Pubblicato per la prima volta nel 1983, ambientato nella città di Perdido, in Alabama, nel periodo tra il 1919 e il 1922, racconta la storia della famiglia Caskey, proprietaria di boschi e segherie sulle rive del fiume Blackwater, alle prese con la gestione delle conseguenze di una disastrosa alluvione. L’allarme viene dato in largo anticipo e la città evacuata per tempo, tuttavia, a distanza di giorni, una barchetta vi si reca per stimare i danni e così, all’improvviso, viene ritrovata e salvata una donna rimasta intrappolata in una camera d’Hotel, camera che sembra rimasta miracolosamente intatta seppur con i segni dell’acqua sui muri.

 

La donna, Elinor Dammert, afferma di trovarsi in città per prendere il posto di insegnante lasciato vacante da una collega; lei ci viene subito descritta come se qualcosa stonasse nel suo essere: è molto bella, ha i capelli color rame e adora fare il bagno di notte nel fiume; tuttavia in poco tempo arriva ad integrarsi con la comunità dove diventa effettivamente l’insegnante della scuola elementare locale. C’è solo una persona che fin dal principio le si approccia con sospetto, ed è proprio la matriarca della famiglia Caskey: Mary-Love.

 

Le cose si complicano quando Oscar, il figlio di Mary-Love, inizia a corteggiare Elinor, che pare accettare di buon grado le sue attenzioni. Così il giovane si trova a dover conciliare i rapporti tra la fidanzata e la madre, la prima, spesso tace e tramite i suoi silenzi sembra voler comunicare qualcosa di assordante, la seconda esterna invece il suo dissenso verso tutto ciò che riguarda la nuora e la coppia, finendo per tenere i due quasi in ostaggio nella sua casa. Tra le due donne si innesca un contorto meccanismo incentrato sul controllo reciproco, che le porterà a prendere decisioni drastiche e discutibili. 

 

La storia di questa famiglia e dei suoi intricati rapporti non esplicita mai un elemento paranormale, tuttavia dei piccoli segnali, seguiti da avvenimenti all’apparenza poco importanti, sembra vogliano raccontare un’altra storia. Lo stile procede scorrevole e questo primo volume ci introduce nel cuore della famiglia Caskey ed è facile affezionarsi ai personaggi e stupirsi con loro degli eventi che li caratterizzano.  

 

Destinata a diventare un classico del genere, la storia dei Caskey si svolge in circa 50 anni (1919 – 1970), la serie è articolata in sei volumi (La piena, La diga, La casa, La guerra, La fortuna e La pioggia) in edizione graficamente accurata. Una volta iniziata, la lettura dei volumi successivi è inevitabile.  

 

 

Maria Rosaria, libraia Giunti al Punto Vibo Valentia

Michael McDowell
1919. Le acque nere e minacciose del fiume sommergono la cittadina di Perdido, Alabama. Come gli altri abitanti, i ricchissimi Caskey, proprietari di boschi e segherie, devono fronteggiare il disastro provocato dalla furia degli elementi. Ma il clan, capeggiato dalla potente matriarca Mary-Love e dal figlio devoto Oscar, dovrà anche fare i conti con un'apparizione sconvolgente. Dalle viscere della città sommersa compare Elinor, donna dai capelli di rame con un passato misterioso e un oscuro disegno: insinuarsi nel cuore dei Caskey.
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Oscar si sporse dalla barca, tenendosi al cornicione in cemento con entrambe le mani, e scrutò all’interno attraverso il vetro sporco. “qui dentro è tutto intatto. Solo il pavimento è bagnato. Nient’altro”. Oscar si voltò per spingersi oltre il cornicione. Nel farlo puntò nuovamente lo sguardo all’indietro, e subito ricadde all’indietro nella barchetta, con un grido strozzato di allarme. Nella stanza, perfettamente vuota soltanto cinque secondi prima, aveva visto una donna.

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