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Dalla parte di Medusa: libri in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

Nel 1999 l’Onu sceglie il 25 Novembre come “giornata internazionale contro la violenza sulle donne” in memoria delle sorelle Mirabal: Patria, Minerva e Maria Teresa , conosciute come "Las Mariposas" (le farfalle), strangolate e gettate in un fosso il 25 novembre 1960 su ordine del dittatore Rafael Trujillo, nella repubblica Dominicana, perché attiviste politiche. È in memoria di quelle coraggiose farfalle che vi racconterò di alcune donne straordinarie, conosciute nei libri.

 

Vorrei presentarvi Miriam e Betta: sono due cugine adolescenti che, nella notte del 10 agosto del 1980, vivranno una situazione di quelle che non si annuncia, quando al termine di una bella serata in pizzeria con la famiglia, le due decidono di scappare di nascosto per recarsi ai falò alla Torre del fratino. Il libro di Roberta Recchia porta il titolo “Tutta la vita che resta”: la scrittrice concentra la narrazione sul “se” e “come” si possa continuare a vivere nonostante tutto, con una penna di rara delicatezza e sensibilità. “Tutta la vita che resta” è la storia di come l’amore possa edificare una nuova vita sulle macerie lasciate dalla violenza.

Il libro in tre parole: Profondo, leggiadro, travolgente.

 

Adesso invece parliamo di Marie: è figlia di Gènie, che tutti chiamano “la matta”, da quando “era successa quella disgrazia”. La voce narrante del libro di Inès Cagnati “Gènie la matta” è una bambina che ama la madre di un amore straziante, che ci dilania perché, con la sua voce dolce e a tratti incantata, racconta di crudeltà e violenze vissute da entrambe. È una prosa poetica, che si disvela al contrario, come la tela di Penelope: di notte Inès disfa la trama per raccontarci i fatti.

Il libro in tre parole: ipnotico, caustico, irrinunciabile.

 

Vorrei farvi conoscere anche Neige: tra i 7 e i 14 anni viene regolarmente abusata dal suo patrigno, nel 2000 sporge denuncia e l’uomo viene condannato a nove anni di carcere. Vent’anni dopo, Neige trova la forza di raccontare ciò che le è capitato nel suo libro “Triste tigre”. Così, senza voler in alcun modo essere “oggetto di pietà”, impugna una verità radicale che la condurrà alla totale emarginazione e solitudine “hai guardato il male negli occhi e adesso nessuno può guardare te. È la leggenda di Medusa […]”, la donna violentata e poi trasformata in un mostro.

Adesso Medusa vuole essere guardata dritta negli occhi.

Il libro in tre parole: intimo, sferzante, coraggioso.

 

Nicoletta Verna nel suo romanzo “I gironi di vetro”, racconta di due donne, Redenta e Iris: ci troviamo in Romagna, a Castrocaro, tra il 1925 e la Liberazione, Redenta è nata zoppa a causa della poliomielite. Nonostante la sua fragilità fisica e sociale, Redenta dimostrerà un incredibile coraggio, resistendo con tenacia ai soprusi del marito, Vetro, sposato per il debito di sangue verso suo padre. I due, avevano combattuto insieme in Etiopia, ed era stato suo padre, Primo, a salvare Vetro da morte certa. La seconda voce narrante è Iris, figlia illegittima di una maestra, che spiccherà il volo verso Forlì e lì troverà la lotta antifascista e l’amore di Bruno, personaggio legato anche alla vita di Redenta. “Si chiede sempre agli scalzi di camminare sulle spine”, e le due donne non si limiteranno a camminarci sopra, correranno armate solo di un coraggio straziante.

Il libro in tre parole: realistico, pungente, trascinante.

 

Come ultima lettura vi consiglierei un saggio dal titolo “Le parole sono uno sciame d’api”, tratto dalla poesia di Anne Sexton “Disse il poeta all’analista”. È il sottotitolo a svelarci il perno della discussione: “La violenza contro le donne: una questione culturale”, e a questo proposito Jennifer Guerra ci ricorda l’intervento di Elena Cecchettin, il giorno successivo alla morte di Giulia: “Un mostro è un’eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi responsabilità. E invece la responsabilità c’è. I mostri non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro […]”. Tale questione viene scandagliata da ciascuna autrice nei suoi diversi aspetti invitandoci a combattere contro la normalizzazione della violenza, perché non sia più parte integrata della nostra quotidianità.

Il libro in tre parole: necessario, chiaro, stravolgente.

 

Giulia Giunti al Punto Arezzo