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Recensione "Elegia americana", J.D. Vance

Sulla Route 23 che collega il Kentucky all’Ohio, una giovane coppia di hillbilly sta scappando dal proprio passato, alla ricerca di una vita migliore. Sono i nonni dell’autore J.D. Vance a portare con loro, nel “nuovo mondo”, dei bagagli preziosi: uno spiccato istinto di sopravvivenza e quel coraggio sfrontato che caratterizza loro, gente di montagna. 

 

Da questo momento in poi, questo libro diventa uno specchio in cui tutti possono scorgere un riflesso familiare: la coppia arriva a Middletown, una cittadina industriale, in cui crescono i loro figli con non poche difficoltà. Un lavoro e la sicurezza di una casa non impediscono alla miseria ed altri demoni di bussare alla porta dei Vance. Tra questi demoni aleggia anche l’alcolismo cronico del nonno di J.D. Tra lotte domestiche, urla, minacce e cazzotti alleveranno i loro figli, tra i quali la madre dell’autore. Il cuore pulsante del libro comincia a palesarsi: può un ragazzino circondato da una famiglia e da una realtà sociale disfunzionali, abbattere i muri del pregiudizio e coronare il suo sogno americano? Sta a noi scoprirlo attraverso una narrazione che sembra assumere l’aspetto di un saggio scientifico, psicologico e critico sulla propria vita e sulle proprie radici, ma anche sull’intera condizione della classe media-bianca americana.

 

Ci si aspetta che i governi cambino le nostre vite, che i presidenti di uno stato camminino sulle acque delle nostre miserie e cambino con lo schiocco di due dita le sorti di una vita intera, quando la vera salvezza risiede sicuramente in altro e sta al lettore trovare i segreti del successo di una vita come tante. L’elegia è un inno alla propria patria, alle proprie radici, sicuramente è un invito a non lasciarsi mai abbattere dalle mille difficoltà che la vita può celare e a prendere il buono da tutto, anche dalle situazioni che sembrano già destinate.

 

Sicuramente Elegia americana è un resoconto di resilienza che lascia il segno e se ci si guardasse un po' intorno si scoprirebbe che l’America, bè… non è poi così lontana!

 

Alessandra, libreria Giunti al Punto di Policoro

J. Vance
I nonni di J.D. sono sporchi, poveri e innamorati quando emigrano giovanissimi dalle regioni dei monti Appalachi verso l'Ohio nella speranza di una vita migliore. Ma quel sogno di benessere e riscatto è solo sfiorato, perché prima di diventare uomo il loro nipote lotterà a lungo con la miseria e la violenza domestica: una madre tossicodipendente, patrigni nullafacenti che si susseguono uno dopo l'altro, vicini di casa alcolisti capaci solamente di sopravvivere con i sussidi e lamentarsi del governo, in una regione in cui i tassi di disoccupazione sono sempre più alti e l'abbandono scolastico è alle stelle. Eppure quella che J.D. Vance racconta senza indulgenza ma con un amorevole orgoglio di appartenenza non è l'eccezione ma è la storia, in filigrana, di un Paese intero, di quel proletariato bianco degli Stati Uniti che ha espresso la sua frustrazione portando Donald Trump alla presidenza.
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