Una bestia che divora la carne, che si impossessa della capacità di sentire il vero e, affamata, afferra e affonda i denti nell'epidermide, azzanna ogni fibra muscolare, fino ad arrivare alle ossa che spolpa e infine sputa, come un chewing gum che, masticato a lungo, ha ormai perso consistenza e sapore.
L'autrice scrive "il dolore è come un uovo dal guscio compatto, senti d'averlo ingoiato e scende giù -gola, esofago, stomaco-, trova il luogo in cui depositarsi, non si cura del giorno e del momento, ha sempre voglia di farsi ascoltare". Il dolore, quello che spesso ci paralizza e ci fa contrarre lo stomaco, che ci spinge all'autodiagnosi, alle ricerche spasmodiche e al terrore di sentirsi spacciati. Quella bestia è l'immagine di un male oscuro e invisibile, crudele perché non puoi dimostrare a nessuno che esiste davvero, che è un compagno di cella, un essere mutaforma. Una Catastrofe.
Loris è un ragazzo che vive nell'angoscia, nell'emergenza, in una trappola che si chiama ipocondria. Si è laureato, ha trovato l'amore e il lavoro nell'editoria che ha sempre desiderato, ma a un certo punto il suo castello ha iniziato a crollare: la precarietà occupazionale, una sensazione opprimente di ansia e di inadeguatezza, l'incapacità di diventare un uomo indipendente e questa ossessione che lo convince di non stare bene, di essere malato nonostante le soste in ospedale e le visite a pagamento restituiscano un corpo perfettamente in salute.
Loris ripercorre i ricordi che lo legano a un'infanzia felice, al rapporto con suo nonno Tempesta, ai pomeriggi in campagna dove la voliera per colombi colora le sue giornate. Ma poi qualcosa rompe l'equilibrio, e da quel momento la vita si tramuta in malessere, in un dolore a cui nessuno crede. Un dolore autoinflitto, che parte dalla testa e si diffonde.
Come in "L'acqua del lago non è mai dolce", Giulia Caminito mette al centro l'incapacità di trovare il proprio posto nel mondo: è un romanzo psicologico, introspettivo, che non parla solo di ipocondria ma anche di fragilità emotiva, di paura, così come della possibilità di rinascita, che esiste ed è reale.
Ilaria, Giunti al Punto Corigliano Calabro
Gli ricordava che nonostante gli urti e le perdite c'era sempre una parte che resisteva, che non si faceva distruggere e che poteva trovare nuova vita, un posto imprevedibile dove continuare ad esistere.