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Recensione "L'Unità", Ninni Holmqvist

Il mondo editoriale accoglie Ninni Holmqvist e il suo “L’Unità”ben 18 anni dopo la sua prima pubblicazione in lingua originale e regala ai lettori un’opera capace di smuovere anche gli animi più forti, provocatoria e affilata come la lama di un coltello.  

 

Dorrit è una scrittrice cinquantenne single, senza figli e con un reddito medio basso. Questo significa che per lo Stato rientra nella categoria dei soggetti “dispensabili”. Sono persone che non hanno contribuito al benessere della società e per questo dovranno trascorrere la seconda parte della loro vita all’Unità, una struttura elegante e raffinata nella quale saranno serviti e riveriti ad un unico prezzo: la partecipazione ad esperimenti scientifici e la graduale donazione di organi. L’obiettivo è quello di migliorare la qualità di vita delle persone “utili", coloro che, attraverso la procreazione, contribuiscono alla crescita e al futuro del paese.  

 

Una realtà atroce, subdola e manipolatoria che si mostra educata agli occhi di Dorrit e dei suoi compagni di viaggio ma che, contrariamente a quanto si può pensare, non è l’imperativo di uno Stato crudele e totalitario, ma il “banale” risultato di un processo democratico. 

 

E forse questo è il nervo scoperto che più di tutti riesce a colpire l'immaginazione del lettore: l’ammonimento dell’autrice verso una società moderna sempre più indifferente e distratta, che non può che infliggere al corpo lo stesso accanimento verso la produttività a tutti i costi.  

 

La protagonista è rassegnata al suo destino e desidera soltanto trascorrere i suoi ultimi giorni in pace, ma presto incontra un uomo di cui si innamora follemente e che la porterà a compiere scelte differenti.  

Un romanzo distopico, splendido e ben scritto, che vi farà ricordare penne del calibro di Margaret Atwood e Kazuo Ishiguro e vi resterà per sempre nel cuore.  

 

Michela Clavuot, Giunti al Punto Cagliari

Ninni Holmqvist
Un giorno di inizio primavera Dorrit, scrittrice cinquantenne single e senza figli, viene accompagnata all'Unità. D'ora in avanti vivrà lì. Quello che la accoglie è un luogo idilliaco, almeno in apparenza: una struttura all'avanguardia dotata di eleganti appartamenti immersi in splendidi giardini, dove vengono serviti elaborati pasti gourmet e ci si può dedicare alle più svariate attività. I residenti sono accomunati da una caratteristica: non hanno figli né una vita sentimentale stabile. Finalmente libera dal giudizio sociale che ha sempre percepito come un peso, Dorrit è felice di poter fare amicizia con persone come lei. Ma c'è un prezzo da pagare: gli ospiti dell'Unità, chiamati "i dispensabili", si trovano lì per un motivo ben preciso. Faranno da cavie per una serie di test farmacologici e psicologici, per cominciare, e poi doneranno i loro organi, uno per uno, fino alla cosiddetta "donazione finale". Anche loro, così, saranno utili alla società: si sacrificheranno per chi, nel mondo fuori, è genitore. Dorrit è rassegnata al suo destino e desidera soltanto trascorrere i suoi ultimi giorni in pace, ma presto incontra un uomo di cui si innamora follemente, e l'inaspettata felicità da cui è travolta la costringe a ripensare ogni cosa. Nel suo romanzo d'esordio la svedese Ninni Holmqvist immagina un mondo lontano eppure pericolosamente vicino. L'Unità racconta una storia vivida, commovente e attualissima, che racchiude un'acuta riflessione sulla società odierna e l'identità femminile.
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“Probabilmente ho sempre creduto che la mia vita mi appartenesse” farneticai. “Che fosse qualcosa di cui dispongo liberamente e su cui nessun altro può rivendicare alcun diritto o avere opinioni al riguardo. Ma ora ho cambiato idea. Io non sono affatto padrona della mia vita, lo sono altri.”

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