Immagina d’esser una donna. Sei una donna e sei gravemente malata. Tuo marito, l’uomo che hai promesso di servire per la vita, t’ha tradita e ha disonorato il tuo corpo trasmettendoti una malattia venerea. Trascorri le giornate stesa, con la febbre alta.
La prima ribellione: chiedi il divorzio, perché con quell’uomo non ci puoi più vivere. E chi se ne importa di quel che dirà la gente al villaggio. Torni nella casa dove sei nata e cresciuta, ci torni anche se sconfitta e senza forze.
Poi, la svolta. Un ricovero in ospedale, una cura efficace per la malattia. E l’ennesima umiliazione. Negli anni Settanta dell’Ottocento, in Giappone, i medici sono solo uomini. Ti schiudono le cosce con fermezza, insistono se irrigidisci le gambe, e ti guardano dentro. Alle loro spalle, un pubblico di studenti – maschi – che a loro volta osservano la tua nuda vulnerabilità con occhio clinico e implacabile, la commentano, prendono appunti.
È per questo che spesso le donne non ci vogliono andare in ospedale. Hanno troppa vergogna di farsi visitare. La malattia consuma i loro corpi. Muoiono di poca cura, di vergogna e perché il mondo è fatto su misura dai maschi per i maschi.
Questa è la vera storia di Ogino Ginko, sopravvissuta alla malattia e all’umiliazione, che decide nell’ora più buia della propria notte di dedicare la sua vita al servizio delle altre donne. Se ci fosse una donna medico, infatti, le donne si lascerebbero visitare. Potrebbero curare le loro malattie in tempo. Salvarsi.
Ma siamo negli anni Settanta dell’Ottocento. Nella società altamente gerarchica e di stampo patriarcale dell’antico Giappone. La strada è tutta in salita, ma Gin non si arrende. Non può farlo. Lo deve a se stessa e a tutte le donne.
Con una scrittura coinvolgente e che strizza l’occhio al lettore moderno, Jun’ichi Watanabe ci restituisce un bellissimo ritratto di coraggio e determinazione della prima donna medico giapponese.
Da non perdere.
Sarah, libreria Giunti di Policoro
"Ma Ginko non desidera più essere rispettabile, e non nutre più alcun interesse per le rigide convenzioni che per anni l'hanno ingabbiata e avvilita. Ora, ciò che vuole è essere libera."