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Recensione “Nameless”, M. F. Nisticò

Nameless è un romanzo che non si dimentica facilmente, sia per l’importanza delle sue tematiche, sia per il modo in cui l’autore definisce i contorni delle vicende narrate al suo interno.

 

Il mondo descritto è quello moderno, dove nulla è davvero per sempre e si è soli  a combattere i propri demoni. Gli uomini in questa dimensione assomigliano molto a quelli dipinti da Magritte in Golcondequadro che l’artista realizzò per dimostrare che l’arte vera e pura non doveva compiacere nessuno, ma solo sé stessa. L’idea sottesa a tanti uomini che sono sospesi nel vuoto ha avuto da sempre due diverse interpretazioni: l’uomo del progresso che impara a volare o l’uomo angosciato che precipita.

 

Lo sa bene uno dei protagonisti del romanzo, Silvio, un “dadaista fuori tempo”: irrequieto, tormentato, ossessionato dal desiderio di piacere a tutti. Lo sa perfettamente la sua sorellina più piccola Giorgia, che appare disarmata davanti agli eventi che la colpiscono così come Danny, il suo suo compagno, destabilizzato così tanto dall’idea del futuro che riesce a farsi rubare il presente. E poi c’è Rebecca, la maggiore dei fratelli, che non ha ancora deciso se vivere o meno la sua vita e che ha sempre creduto che essere egoisti sentimentalmente fosse la via maestra. A capo di questa piramide di disgrafia filosofica c'è Rachele Berni Ternani, la madre nonché la donna che ha dato seguito e successo all’impero delle acque Fontesana fondato da suo marito Tullio, scomparso in circostanze misteriose.

 

Ad annunciare l’incombenza del futuro ci pensa proprio Rachele, la quale palesa la necessità imminente di dare nuova vita all’azienda di famiglia attraverso la designazione di un erede. A questo punto, i suoi tre figli cercheranno un modo per “accaparrarsi” la fiducia della madre. Vedremo Silvio fingere interesse per i sistemi aziendali pur essendo consapevole che una passione, come la sua per l’arte, non è così facile da uccidere. Allo stesso modo assisteremo ai disperati tentativi di Giorgia nel cercare di avere un bambino, aprendo così digressioni importanti sulla genetica e la sterilità. Quest’ultima tematica, in particolare, non è trattata solo in ottica scientifica, ma l'autore si focalizza soprattutto sulla sfera delle relazioni umane, incentrate più alla distruzione che alla costruzione di qualcosa di duraturo.

 

Infine, abbiamo Rebecca, che osserviamo prendere una decisione per sé stessa e sperare che sia quella giusta anche per le persone che ama. Solo che di solito una scelta così importante non diventa ottimale solo perché speriamo che lo sia.  

 

La narrazione è scorrevole, caratterizzata da una scrittura colta, elegante e raffinata e il lettore può sia perdersi che ritrovarsi nel racconto delle paure e delle incertezze provate dai personaggi. Sono tutti temi che toccano da vicino ciò che ha a che fare con le relazioni umane, con la loro difficoltà e con i limiti che esse ci impongono, ricordandoci, al contempo, che non sempre superarle è garanzia di felicità. E che bisogna amare, sempre e comunque. 

 

 

Rita, libraia Giunti al Punto di Catanzaro  

Massimo Nisticò
All'indomani dell'11 settembre, in una piccola cittadina alle porte di Roma, si dipanano le vite dei protagonisti di questa storia secondo percorsi inattesi. Giovani e adulti provano a costruire il proprio avvenire in un mondo diventato improvvisamente instabile. Rachele Berni Ternani, sulle cui spalle poggia la gestione di una storica impresa di famiglia di acque minerali, preoccupata per la sopravvivenza dell'azienda, sprona i figli ad assumere scelte necessarie, la cui ineluttabilità rompe equilibri precari e in eterna definizione. Le esistenze del clan Ternani devono però fare i conti con un fato che imbriglia la vita e sbarra i cammini. Intanto, un pastore anglicano, il Reverendo Willmoore, nasconde al figlio un terribile segreto destinato a sconvolgere la sua vita. Su tutti e su tutto aleggia la precarietà del nostro tempo e la sensazione di estraneità e di pericolo che derivano da un mondo che ha preso a correre più veloce dell'uomo.
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“Quel mondo che si muoveva nella sua testa, con ogni probabilità, era un mondo tutto suo. Un mondo dove le persone si parlano con franchezza e dove è la sola ragionevolezza a guidare le relazioni; un universo dove non c’è motivo perché l’Amore non abbia sempre l’ultima parola e dove non esistono i pregiudizi, gli equivoci, il calcolo, le facili conclusioni, le rotture insanabili, le aspettative disilluse, i castelli per aria, le fate turchine e i principi azzurri: tutte cose concretamente presenti quanto i folletti del bosco, le renne volanti o i cappelli parlanti”.

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