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Nella mente di Paolo Borzacchiello: percorso alla scoperta dell'autore

Uno degli strumenti principe di cui siamo dotati ma che spesso usiamo peggio è la parola. Ogni giorno dialoghiamo – con gli altri e con noi stessi – esprimendo concetti ed idee che albergano dentro di noi ma tirandoli fuori spesso in modo improprio, quando ci va bene, ed in modo dannoso nel peggiore dei casi. Sì perché, quello che facciamo quando parliamo – che sia ad alta voce o solo nella nostra testa – è raccontare la nostra realtà, fare una narrazione di eventi, pensieri, emozioni che abbiamo vissuto o stiamo vivendo e, nel condividere tutto questo, dimentichiamo di un importante filtro che renderà vero e reale qualsiasi cosa staremo dicendo: la parola, appunto. 

Qualsiasi cosa tu dica, infatti, è reale anche se non è vera! 

Sembra assurdo, no? 

Invece è razionale e scientifico, e ce lo insegna Paolo Borzachiello, il massimo esperto di intelligenza linguistica in Italia. 

 

Borzacchiello ha reso fruibile, per tutti coloro che oggi lavorano sulla propria crescita personale e desiderano migliorare la propria qualità di vita, gli studi scientifici più accreditati sul cervello, che rivelano come il modo in cui parli a te stesso o a qualcun altro produrrà una serie di sinapsi e un mix di ormoni che ti faranno sentire di volta in volta felice, triste, arrabbiato, infastidito o spaventato, ma non per ciò che hai detto quanto per come lo hai detto. Puoi dire la stessa cosa usando parole diverse e ottenendo effetti diversi! Può apparire scontato, eppure ogni giorno mettiamo in atto automatismi linguistici che non ci fanno stare bene. 

 

Eh sì, a quanto pare il nostro organo principale, la bussola che ci guida dalla notte dei tempi nel compiere scelte e porci domande e che ci protegge dai pericoli nelle situazioni di stress, è tutto sommato abbastanza suscettibile e primitivo! Suscettibile perché non conosce senso dell’umorismo, ad esempio. Quando facciamo una battuta o scherziamo su qualcosa, il cervello registra le tue parole e le intende alla lettera. Non coglie sfumature, non distingue se lo stai dicendo con il sorriso o sei serio, a lui interessa quello che stai dicendo e il significato letterale della frase che hai pronunciato. 

 

Ma è anche in certo qual modo primitivo: l’evoluzione ha fatto sì che il cervello ci protegga dal pericolo e vada in allarme di fronte a situazioni che giudica, appunto, rischiose. Sin dai tempi delle caverne, l’uomo doveva infatti mettersi al riparo dagli innumerevoli pericoli di cui la vita di allora era piena: di fronte ad una tigre dai denti a sciabola, non c’era tempo per pensare, l’unica cosa era darsi alla fuga. Ecco perché oggi – dinanzi ad una qualsiasi situazione che pensiamo possa essere stressante – cosa fa il cervello? Ci mette in guardia. 

 

Insomma, cosa possiamo imparare da questo? 

Intanto che non dobbiamo mai prendere per oro colato ciò che ci dice la nostra mente. Lei è ingannevole, vuole solo mantenere lo status quo e non fare il mino passo evolutivo. Perché faticare e uscire dalla nostra comfort zone quando possiamo tranquillamente continuare ad abitare nelle caverne?  

La mente ti imbroglia pur di farti credere che non puoi farcela, pur di non farti correre quel rischio, in definitiva possiamo dire che il tuo cervello vuole che tu te ne stia buono buono, l’immobilità ti salverà e così non avrai preoccupazioni. 

 

La seconda cosa da imparare, secondo Borzacchiello, è che possiamo iniziare a parlare meglio! 

Utilizzare un linguaggio appropriato è una scelta: come tale, scegliere bene le parole comporta scegliere gli effetti che queste avranno su di noi…e se useremo parole che potranno renderci felici…non sarà che la felicità sia effettivamente una scelta? 

Non a caso il suo ultimo libro si intitola Chiedi bene e ti sarà dato: infatti Paolo ci spiega che non basta chiedere per ottenere, bisogna farlo in modo funzionale ai propri obiettivi, nel lavoro, nella vita personale, nelle relazioni. 

E soprattutto, in modo onesto. 

A volte ci poniamo domande a cui non sappiamo dare risposte…e questo perché non ci facciamo le domande giuste! Niente paura, è anche questo un trucco del cervello per distrarci, lui infatti vuole che tu ti concentri sul problema (la tigre dai denti a sciabola!) facendoti perdere di vista possibili alternative.  

Una delle sue caratteristiche, infatti, è che può fare solo una cosa per volta, il che rende la nostra vita oggi – una società in cui siamo bersagliati da milioni di input e informazioni – davvero complessa. 

 

Ma cosa succede se aprite un libro di Paolo Borzacchiello? 

Se siete neofiti, vi suggerisco di partire dalla trilogia della Parola magica, tre romanzi – che ci crediate o no – che voi faranno perdere la testa. 

Quando aprirete uno di questi libri, verrete catapultati in una dimensione dalla quale non si torna indietro, mai più. 

Lo so, pensate che io stia esagerando, ma vi giuro sulla mia credibilità professionale di libraio che quest'uomo ha un potere taumaturgico. 

Ti rivolta come un calzino mentre tu stai allegramente leggendo, mangiando, dormendo, correndo, lavorando. 

Esatto, è questo il punto: TU NON TE NE ACCORGI, e quando hai finito di leggere un suo libro ti dici: "Oh diamine!". 

In realtà lui non ha fatto nulla, perché fai tutto solo, ma attraverso le sue parole: lui è un incantatore di serpenti e indovina il serpente chi è? 

Tu. 

Danzerai, altro che se danzerai. 

Che tu lo voglia o no. 

La serie della “Parola magica” (composto dai tre titoli “La parola magica”, “Il super senso” e “La quinta essenza”) è la prima esperienza sensoriale di lettura con fondamenti scientifici e reali. Tu leggi, il libro lavora dentro di te, tu leggi, e le parole della storia sedimentano nella tua testa, tu leggi, e alla fine sei una persona diversa. 

Lo so, è difficile da credere, ma d’altronde la letteratura ci insegna che bisogna sospendere il giudizio.  

Iniziate “La parola magica” e abracadabra non sarà più una formuletta ad uso di maghi e prestigiatori, ma entrerà a far parte della vostra vita. 

 

Basta dirlo rappresenta invece una pietra miliare nella bibliografia di Paolo, un vero e proprio vademecum con le espressioni (sbagliate) più comuni che siamo soliti usare e le parole che invece possiamo scegliere per rendere la nostra vita, e quella altrui, più felice. 

Pensate ai seguenti modi di dire: 

  • Ma sì, fa lo stesso… (spoiler: no, non fa lo stesso) 
  • Basta avere la giusta convinzione (spoiler: no, non basta) 
  • Scusa se ti disturbo (spoiler: dovrei scusarti dopo che mi stai dicendo apertamente che vuoi disturbarmi?) 
  • Ti faccio una domanda stupida (spoiler: ehm…che tipo di considerazione hai di te se poni domande che tu per primo giudichi stupide?) 
  • Dai retta a un cretino (spoiler: idem come sopra…) 

 

Ecco, come dicevamo, dacché il cervello prende alla lettera le tue parole, ecco che definirsi “cretini” o ammettere che tanto “fa lo stesso” assume significato letterale che non ti farà sentire esattamente come vorresti. Anzi.  

Paolo Borzacchiello fornisce dei chiari esempi in cui possiamo usare espressioni alternative per dire la stessa cosa senza svilirci. 

 

L’importanza del linguaggio andrebbe insegnata ai bambini già quando si sta creando il proprio dialogo interiore. Si sa, i più piccoli imparano dai più grandi e da quello che vedono e sentono nel mondo, e gli adulti, gli insegnanti, i genitori hanno una grande responsabilità, quella di trasmettere ai bambini la capacità di interiorizzare le parole giuste per una crescita serena e priva di tutte quegli ostacoli alla felicità che affliggono la nostra società: i sensi di colpa, le nevrosi, le convinzioni negative su sé stessi. 

Insieme ad Elisa Sednaoui, Paolo ha trasferito questa conoscenza anche ad uso dei giovanissimi, con lo splendido Nessuno può farti star male senza il tuo permesso, un vero e proprio corso di autodifesa emotiva in cui si insegna a chi si sta approcciando a questo mondo che tu e soltanto tu sei artefice del modo in cui reagisci agli eventi, e che nulla di ciò che ti accade o ti viene detto avrà mai questo potere. 

Imparare a dare il giusto peso alle proprie paure ed insicurezze, accettare che non siamo chiamati ad essere per forza i primi della classe, rispettare i propri limiti e nonostante questo lavorare sulle proprie potenzialità…ecco, questi sono gli strumenti per insegnare ai ragazzi di oggi che il mito “puoi essere chiunque tu desideri” è appunto tale, solo un mito, ma con le parole giuste potranno determinare la propria realtà e vivere una vita piena di soddisfazioni.  

 

Lorenzo, libraio Giunti al Punto di Mesagne 

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